La notte di Tavira
La nave salperà venerdì mattina presto
intanto io non mi aspetto nulla
e nemmeno mai l’ho chiesto
Tutta la banda e i resti del reparto
camminano battuti
nella notte profonda d’incanto
e si innamorano di donne povere
intrecciano capelli e piume
per quel poco che basta alla fiducia
e dimenticare un altro giorno alla fonda
attraversando una spiaggia sconosciuta
Ho sempre creduto alle superstizioni ai racconti che la gente nasconde lontano dalla fede e dalle consolazioni e ho svuotato ancora le mie tasche per sentire il rimpianto gonfiarsi nell’odore di pioggia e malto Ma non importa lascia stare sarà solo come vuoi tu ho posato quel che avevo sul bancone e anni dopo non riuscivo più a pensare che ci fossi ancora tu
Avrei dovuto ascoltare i consigli di Mona quando tutto era ancora possibile tra le sue dita sottili di sposa quando il sole alzava i suoi raggi leggero e nessuno di noi, nessuno, faceva della paura un pensiero ma mentre il paese cambiava opinione io lasciavo la sua porta spalancata e mi voltai per cercarla ancora sulla piazza tra i cumuli di neve quando lei era già rincasata
E adesso che ho attraversato la pianura e cantato con i vagabondi fino ai lontani porti di vetro per arrivare a guardare l’Africa come una promessa e capire che comunque non sarei mai più tornato indietro Ma non importa lascia stare sarà solo come vuoi tu ho posato quel che avevo sul bancone e anni dopo non riuscivo più a pensare che ci fossi ancora tu
Ti ho confusa in molte altre ma mi sembra di averti baciato la notte scorsa mentre Tavira si concedeva alle fiamme e forse ero io o forse era mio padre che importanza vuoi che faccia siamo caduti entrambi in una nube rovente con una bandiera spezzata tra le braccia
Ho sempre creduto alle superstizioni ai racconti che la gente nasconde lontano dalla fede e dalle consolazioni e ho svuotato ancora le mie tasche per sentire il rimpianto gonfiarsi nell’odore di pioggia e malto Ma non importa lascia stare sarà solo come vuoi tu ho posato quel che avevo sul bancone e anni dopo non riuscivo più a pensare che ci fossi ancora tu
Avrei dovuto ascoltare i consigli di Mona quando tutto era ancora possibile tra le sue dita sottili di sposa quando il sole alzava i suoi raggi leggero e nessuno di noi, nessuno, faceva della paura un pensiero ma mentre il paese cambiava opinione io lasciavo la sua porta spalancata e mi voltai per cercarla ancora sulla piazza tra i cumuli di neve quando lei era già rincasata
E adesso che ho attraversato la pianura e cantato con i vagabondi fino ai lontani porti di vetro per arrivare a guardare l’Africa come una promessa e capire che comunque non sarei mai più tornato indietro Ma non importa lascia stare sarà solo come vuoi tu ho posato quel che avevo sul bancone e anni dopo non riuscivo più a pensare che ci fossi ancora tu
Ti ho confusa in molte altre ma mi sembra di averti baciato la notte scorsa mentre Tavira si concedeva alle fiamme e forse ero io o forse era mio padre che importanza vuoi che faccia siamo caduti entrambi in una nube rovente con una bandiera spezzata tra le braccia